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Infinitum

Arte Sella (TN) 2018

 

“Per tagliare la testa di Medusa senza lasciarsi pietrificare, Perseo si sostiene su ci  che vi è di più leggero, i venti e le nuvole; e spinge il suo sguardo su ci  che pu  rivelarglisi solo in una visione indiretta, in un’immagine catturata da uno specchio. Subito sento la tentazione di trovare in questo mito un’allegoria del rapporto del poeta col mondo, … Ma so che ogni interpretazione impoverisce il mito e lo soffoca: coi miti non bisogna aver fretta; è meglio lasciarli depositare nella memoria, fermarsi a meditare su ogni dettaglio, ragionarci sopra senza uscire dal loro linguaggio di immagini.” (Italo Calvino, da “Lezioni americane”)

Dove gli alberi formano un recesso ombroso, conficcato nel prato,
riflette il cielo.
Non circoscrive il perimetro di uno sguardo, si inserisce nel campo visivo come una linea retta chiara. Azzurra, quando il cielo lo è, virando all’argento quando si vela, appare così sottile da alludere alle masse progressive delle nuvole, senza nulla rivelare delle forme che danno vita alla sua luce. E come tutti i frammenti tende a divagare.
Nel prefigurare quest’opera, pensavo sì ad una linea di luce, ma riflessa, un raggio netto, geometrico, assoluto che tagliasse l’ombra del bosco. Poi mi sono trovato tra le mani questo riflesso di cielo e a lui mi sono arreso, con lo stato d’animo che riconosco in questa frase di Calvino in “Eremita a Parigi”…”si mette la punta della penna sulla carta bianca, si studia una certa angolazione per cui vengano fuori dei segni che abbiano un senso…”