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 OLEOPHONA
Dedicata al luogo in cui si trova, la sua ideazione trae origine principalmente dagli antichi orci murati destinati alla conservazione dell’olio. Alla formazione dell’immagine complessiva si aggiunge un altro elemento,  che funge da centro ideale dell’installazione: un tronco d’olivo ritorto. E’  da questo tormento che nasce un dialogo sotterraneo tra gli orci e la pianta? Disposti in due piccoli vani contigui orci e tronco concorrono a dar vita ad una musica in continua evoluzione.

 

Museo dell'Olio della Sabina, Castelnuovo di Farfa, 2001
Nel vano adiacente il tronco d’olivo lentamente ruota. Nel suo movimento costante viene sfiorato da quattro asticciole sagomate che fungono da sensori di superficie.
Ad ognuna delle asticciole è fissato un filo che va ad agire su un dispositivo (controller midi) collegato al computer che elabora i suoni prodotti dalle gocce nell’altra sala.In tal modo è la forma stessa del tronco, la sua configurazione plastica, a determinare e proporzionare  ogni parametro del suono, dall’inviluppo, ai transitori d’attacco ed estinzione, dall’equalizzazione,al  riverbero, filtraggio, ecc.
 
 
Ogni gocciolatoio ha una propria regolazione: le gocce si organizzno quindi in treni ritmici sfasati che di tanto in tanto collimano dando corpo ad accenti o cesure che costituiscono vere e proprie nervature della struttura sonora.
 
 
 
 
 
 
 

l’analisi della forma in rapporto alla posizione dei sensori è costituita da questa sintesi grafica che si basa sulle sezioni del tronco alle quote contrassegnate con A,B,C,D dove si riporta la relativa proporzione dello spostamento ovvero apertura di ogni sensore.