Elioforo, 2009
nasce nel quadro del progetto di allestimento dell’Antiquarium di Pompei
ad opera del gruppo Spazi Consonanti.
Le quattro sale dell’avancorpo dell'Antiquarium, ricavate nelle due ali adiacenti all’atrio, vengono dedicate ad esposizione permanente di frammenti, manufatti, calchi. L’intendimento è quello di creare un legame diretto tra ambiente esterno ed interno in un’esperienza di unità che rinvia a quella ormai perduta tra il frammento e il suo contesto. Queste le premesse dell’ideazione dell’Elioforo, macchina di luce che si basa essenzialmente sul principio dell’eliostato, destinata a guidare la luce solare sui reperti isolandone via via il dettaglio più minuto o la materia stessa o la pennellata in una visione alternativa ma complementare a quella che il percorso degli scavi archeologici propone su scala urbana.
Il fondamento poetico di quest’installazione risiede essenzialmente in un uso non neutrale della luce la quale nell’avvicendarsi delle ore propone diverse chiavi di osservazione e lettura dei reperti utilizzando l’accentuazione o la penombra come elementi di un linguaggio d’associazione, raffronto, prospezione immaginaria.
La luce del giorno, attraverso tale dispositivo conserva appieno le caratteristiche di tonalità proprie a ciascuna ora del giorno, dal rosa tenue dell’alba attraverso il bianco radiante del mezzogiorno via via fino al rosso acceso del tramonto.